6 luoghi comuni sulle batterie degli smartphone.
6 miti da sfatare
Esistono convinzioni sbagliate con cui conviviamo ogni giorno che hanno origini antiche e altre più recenti, nate soprattutto intorno alle nuove tecnologie e alle opportunità che offrono. Molte sono legate agli smartphone, l’oggetto che più di ogni altra cosa abbiamo tra le mani e davanti agli occhi tutti i giorni e i cui principali cambiamenti sono avvenuti al loro interno, dove è più difficile coglierli. C’è chi tratta smartphone nuovi fiammanti e supertecnologici come i cellulari che utilizzava fino a 10 anni fa circa, conservando abitudini e attenzioni antiquate che non hanno più senso: molti sono convinti che ricaricarli spesso sia dannoso, che la batteria debba sempre essere completamente scarica prima di collegare il telefono alla corrente, o che i servizi di localizzazione siano il male assoluto per le batterie. Come spiegano esperti e siti di tecnologia, le cose non stanno esattamente così.
“Lasciare il telefono in carica tutta la notte è dannoso”
Prima di addormentarsi quasi tutti lasciano lo smartphone sul comodino, collegato a una presa elettrica per ricaricare la batteria durante la notte. In molti temono però che lasciandolo per così tanto tempo attaccato a un caricatore si possa danneggiare la batteria, riducendone sensibilmente la durata. Non è vero: ormai tutti gli smartphone hanno sistemi per interrompere automaticamente la ricarica della batteria quando è piena. La maggior parte dei modelli collegati a una presa esclude la batteria carica, alimentando lo smartphone direttamente dal caricatore fino a quando non viene scollegato. In questo modo si evita di caricare più del dovuto la batteria e al mattino il telefono è pronto per essere usato, con una carica completa.
“Bisogna sempre scaricare completamente la batteria”
Meglio di no. Le batterie usate nella maggior parte degli smartphone sono agli ioni di litio e funzionano diversamente da quelle ricaricabili usate per giocattoli, telecomandi e altri dispositivi. Le batterie agli ioni di litio non soffrono il cosiddetto “effetto memoria”, il fenomeno per cui le classiche ricaricabili – se ripetutamente caricate prima di essere completamente scariche – “ricordano” solamente la capacità di energia precedente alla loro ricarica. È quindi possibile attaccare a una presa di corrente elettrica il proprio telefono ogni volta che si vuole, per dargli un po’ più di autonomia. Le batterie agli ioni di litio reggono migliaia di cicli di carica e scarica, ma con l’andare del tempo la loro autonomia si riduce comunque per cause fisiche e chimiche non ancora superate: su questo per ora c’è solo da rassegnarsi.
“Mai usare il telefono quando è in carica”
In questo caso ci sono due scuole di pensiero: 1. si danneggia la batteria; 2. è pericoloso. Sono entrambi miti e derivano in parte da come erano fatti i primi cellulari e le batterie ricaricabili un tempo. Ormai tutti gli smartphone hanno sistemi per non influire sulla ricarica della batteria mentre li si sta usando, collegati a una presa di corrente elettrica. Utilizzarli mentre li si sta caricando non danneggia la batteria, ma in alcuni modelli potrebbe rallentare il caricamento e di conseguenza richiedere più tempo.
Non ci sono nemmeno particolari rischi per la sicurezza, nell’utilizzare uno smartphone mentre è in carica. Da un lato per il ridotto voltaggio che esce dal caricatore, inferiore a quello di un asciugacapelli o di un frullatore, dall’altro per gli stessi sistemi di sicurezza inseriti negli smartphone per impedire surriscaldamenti o danni alla batteria. Come ha insegnato la vicenda dei Galaxy Note 7 di Samsung, le batterie sono la parte più delicata di tutto il telefono e basta un minimo errore di progettazione per renderle altamente instabili. Ma anche nei casi dei Note 7 esplosi durante la ricarica non ci sono state, fortunatamente, conseguenze gravi per i loro utilizzatori: la batteria iniziava a gonfiarsi a causa della produzione di gas al suo interno, che trovavano poi sfogo rompendo il suo involucro, in un certo senso “sfiatavano” più che esplodere. L’eventualità di malfunzionamenti di questo tipo è comunque estremamente remota e non ci sono stati altri casi eclatanti come quello dei Note 7 dello scorso anno.
“Un caricatore vale l’altro”
No, soprattutto se avete a cuore la durata dei vostri smartphone e conti in banca. I caricatori da pochi soldi, spesso contraffatti per imitare le versioni originali, fanno quasi sempre un pessimo lavoro e possono diventare pericolosi. Utilizzano circuiti più economici e spesso non forniscono un flusso di corrente elettrica stabile verso lo smartphone: molti telefoni hanno sistemi per proteggersi dagli sbalzi, ma a lungo andare possono comunque danneggiarsi. Meglio stare alla larga dai caricatori economici o di dubbia provenienza, preferendo gli originali o quelli prodotti da aziende affidabili, che di solito riportano sulle confezioni certificati e garanzie di compatibilità.
“Non riavvio mai il telefono”
Uno smartphone funziona sostanzialmente come un computer: ha un processore, una memoria temporanea, una fissa e un sistema operativo sul quale vengono installate e utilizzate le applicazioni. E, proprio come un computer, ogni tanto ha la necessità di essere riavviato per fare un reset di alcune sue funzioni o liberarsi di errori che lo rallentano, spesso scaricando la batteria. Diversi esperti consigliano di riavviare il proprio smartphone una volta alla settimana, in modo da mantenerlo veloce e ridurre la probabilità che ci sia qualche malfunzionamento. Alcuni smartphone hanno già sistemi per riavviarsi da soli, per esempio quando rilevano che qualcosa non sta funzionando, o che una risorsa sta consumando troppo anche mentre sono in stand-by: per questo motivo a volte prendete il telefono e scoprite che si è riavviato da solo.
“I servizi di localizzazione devastano la batteria”
Grazie a GPS, WiFi e rete cellulare, uno smartphone sa sempre dove si trova e può offrire servizi a chi lo utilizza in base alla sua posizione geografica, cosa molto utile per quando si consultano le mappe, ma anche per innumerevoli altre applicazioni che hanno bisogno di sapere dove ci si trova per offrire i propri servizi. Un luogo comune piuttosto diffuso è che i sistemi di localizzazione scaricano molto rapidamente la batteria degli smartphone, cosa che porta diversi utenti a mettere spesso il loro telefono in modalità aereo per disattivare le antenne. I sistemi di localizzazione consumano naturalmente batteria, ma in misura molto minore rispetto a quanto si immagina e sicuramente molto meno rispetto ai primi modelli di smartphone di quasi dieci anni fa. Le stime più pessimistiche parlano di circa mezz’ora di batteria consumata in tutta una giornata per la localizzazione, un consumo più che sostenibile per avere in cambio informazioni e servizi basati sulla propria posizione.