Liberetà - marzo 2023
La spesa sanitaria continua a subire tagli. Il divario tra Nord e Sud è sempre più evidente. Con l'autonomia differenziata le Regioni ricche avranno più soldi, quelle povere ancora meno. E così prospera la sanità privata.
Il monito del presidente. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha esortato l'attuale governo a «operare affinché il presidio insostituibile di unità del paese rappresentato dal Servizio sanitario nazionale venga rafforzato ponendo sempre più al centro la persona e i suoi bisogni concreti nel territorio in cui vive». Parole sante. Ma inascoltate, purtroppo. La legge di bilancio 2023 assegna al fondo sanitario nazionale 126 miliardi di euro, due in più dell'anno scorso. Ma con l'inflazione oltre il 10 per cento di fatto la spesa sanitaria pubblica cala vertiginosamente. E calerà ancora di più negli anni a venire. Se si fanno i paragoni con quanto spendono Francia e Germania viene da piangere. Su base pro capite l'Italia spende solo 3.052 euro all'anno contro i 6.351 della Germania ei 4.632 della Francia. In percentuale sul Pil l'Italia spende appena il 7,1 per cento contro l'11 per cento della Germania e il 10 per cento della Francia. In prospettiva, con l'inflazione che si mangia il potere d'acquisto, arriveremo a spendere il 6,1 per cento nel 2025, cioè quanto la Grecia.
Si può fare peggio? Purtroppo, sì. Uno degli handicap storici del nostro sistema salute è la disparità di offerta di servizi tra Nord e Sud. La disomogeneità fra le regioni è tale da causare da decenni una migrazione sanitaria di circa ottocentomila persone l'anno senza che qualcuno faccia decreti o organizzi centri di accoglienza nelle strutture prese d'assalto. Il controllo di questa disuguaglianza (cioè la misura dei Lea, i livelli essenziali di assistenza) è affidato a un comitato composto per la metà da chi dovrebbe essere controllato (le Regioni) che rende noti i risultati circa tre anni dopo le indagini, quando ormai non servono più a nulla, nell'indifferenza generale. Che succederà quando il governo attuerà la famigerata autonomia differenziata? Le Regioni ricche avranno più soldi e quelle più povere ancora di meno. La forbice tra Nord e Sud si accentuerà, è un calcolo numerico.
L'eredità della pandemia. Si può fare di meglio di quanto ha fatto finora il governo di destra? La risposta è sì. La pandemia ci ha lasciato una drammatica eredità: mancanza di medici, arretrato spaventoso di visite specialistiche e ricoveri ospedalieri, collasso dei pronto soccorso, aumento dei tumori e delle malattie croniche. Il tutto aggravato da mali storici come il taglio decennale degli investimenti, le storture provocate dalle privatizzazioni, l'abbandono di fatto della medicina di territorio. Il governo dice che non può fare di più perché c'è un problema di soldi. Ma non è vero. Se si volesse davvero rimettere in sesto la sanità pubblica l'Europa ci mette a disposizione il Mes sanitario: 37 miliardi sull'unghia con una sola condizione: utilizzare i soldi soltanto per la sanità. Il governo attuale non vuole sentirne parlare. Dice che c'è il Pnrr. Ma fin dal suo insediamento non ha mostrato particolare gradimento per la riforma dell'assistenza territoriale (case della comunità). E a oggi non sono arrivate proposte o indirizzi su come disegnare il nuovo territorio. Così i problemi urgenti della sanità marciscono. Le liste di attesa si allungano a dismisura. I medici continueranno a scarseggiare e a essere assunti a gettone. L'assistenza domiciliare e la non autosufficienza non andranno avanti.
Il diritto violato. L'anno scorso la spesa sanitaria privata è aumentata del 20,7 per cento. O paghi o muori. Ma se si lascia che le cose vadano in questo modo - una sanità per i ricchi e una per i poveri, una per il Nord e una per il Sud - non si pone al centro la persona e il suo diritto alla cura. Con buona pace per gli incessanti appelli del presidente Mattarella.
LIBERETA MARZO 2023