POVERA, PRECARIA
E SENZA SPERANZA
La legge di bilancio per il 2024 non riduce le disuguaglianze, non potenzia la sanità pubblica, non rende più equo il fisco, non mette mano alla precarietà del lavoro. Oltre alla propaganda non si vede niente.
Le grandi manovre finanziarie di un paese lasciano un'impronta nella memoria delle persone. Come, ad esempio, quella di Romano Prodi, che ci portò dalla lira all'euro e che resta tra le più memorabili della nostra storia. Fu pagata a caro prezzo, questo sì. Ma che sarebbe oggi dell'Italia se fosse rimasta fuori dall'euro? Anche l'operazione finanziaria fatta in piena pandemia ha lasciato un segno: è stata la prima volta che i cittadini di tutta Europa sono venuti in nostro soccorso dandoci duecento miliardi di euro. Purtroppo, oggi il piano di rinascita post pandemia. l'ormai stranoto Pnrr, non è gestito dal governo che l'ha messo in piedi, ma da chi vi si oppose. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Dopo il grande rimbalzo del Pil, tra il 2021 c il 2022, pari a circa l'11 per cento, la crescita oggi è tomata allo zero virgola. Questo governo neanche i soldi del Pnrr riesce a far fruttare... La manovra Meloni-Giorgetti è stata definita in vario modo: leggera, poverella, precaria. Ma la sua caratteristica predominante è che non dà speranza. Perché non riduce le disuguaglianze, non aumenta il potere d'acquisto, non pareggia gli squilibri territoriali, non abolisce la precarietà del lavoro, non migliora la sanità, non rende il fisco più equo. Niente di tutto questo. Neanche per sogno.
In cosa dovremmo sperare? Certo non più nella solidarietà europea, dopo la coltellata inferta sul Mes, il fondo salva Stati affossato dai fratelli e dai cugini della Meloni. Dopo aver ottenuto i soldi del Pnrr ci sottraiamo dal sottoscrivere un accordo, già ratificato da tutti gli altri paesi della zona euro, che avrebbe messo al sicuro i risparmi dei cittadini europei da possibili crisi finanziarie, Una vera e incomprensibile vergogna. Il solito voltafaccia alle democrazie europee, in perfetto stile nazionalista o sovranista che dir si voglia.
Chi ci guadagna. Eppure, c'è chi ci guadagna dalla Finanziaria 2024. Ad esempio, tutti quei lavoratori autonomi cui è stata estesa la flat tax (tassa piatta), che pagheranno, se lo pagheranno, appena il 15 per cento di Irpef. In confronto, l'accorpamento dei primi due scaglioni Irpef con l'aliquota al 23 per cento, concesso a quelli che l'Irpef la pagano, ovvero lavoratori dipendenti e pensionati, fa sorridere. Si parla infatti di un misero vantaggio di pochi euro, nonostante costi al paese più di quattro miliardi, trovati peraltro a debito, messi cioè sul groppone delle future generazioni.
Misura a doppio taglio. Anche il taglio del cuneo fiscale, che ammonta a quasi quindici miliardi di euro, lo pagheranno i nostri figli e nipoti. E inoltre, non mette soldi in più nelle buste paga perché si tratta di una proroga di una decisione temporanea presa dal governo Draghi. Pensate un po'. II però, che neanche Draghi ci ha detto, è che si tratta di una misura a doppio taglio. Non è una redistribuzione fiscale a favore dei lavoratori dipendenti. Sarebbe stato un buon provvedimento se avessero recuperato i soldi dagli evasori fiscali e li avessero messi in tasca ai lavoratori. Macché. Sono soldi degli stessi lavoratori che invece di andare a finanziare il sistema pensionistico, vengono versati in busta paga. Con quale prospettiva? Quella di lasciare l'Inps senza liquidità, ed esporre a rischio i trattamenti pensionistici futuri, proprio quelli dei giovani che sono stati già penalizzati dalle varie riforme previdenziali. Dove andrà a finire di questo passo la solidarietà tra le generazioni su cui è fondato il nostro sistema previdenziale?
Le bugie sull'inflazione. La destra questa domanda non se la pone affatto. Dal momento che l'unica cosa che le preme è quella di vincere le prossime elezioni europee. A costo di raccontare un sacco di bugie agli italiani. Prendiamo ad esempio il mostruoso inganno nascosto sotto l'inflazione. Ci sono aziende che stanno lucrando sull'aumento dei prezzi. Molti economisti parlano di un'inflazione generata dai profitti e non già dai salari che sono fermi da decenni. I prezzi di tutti i beni aumentano non più in ragione del caro energia, ma per la voracità di molti imprenditori italiani senza scrupoli commerciali. Ma il governo preferisce non disturbare i furbi che fanno la crewsta sui prezzi. Così si guarda bene dal perseguire gli evasori fiscali che considera il vero pozzo di voti dqal quale attingere quando serve concedendo in cambio ripetuti condoni. Come, ad esempio, l’ultimo fatto alle aziende energetiche che nel novembre scorso avrebbero dovuto pagare la rata della tassa sugli extraprofitti.
I numeri sull'occupazione. I populisti fanno propaganda perfino sui dati del l'Istat. Consideriamo i tanto pubblicizzati numeri sull'occupazione. È vero, gli occupati sono cresciuti, ma si tratta di impieghi precari, con poche ore lavorate e salari molto bassi. La verità è che si sta gonfiando a dismisura il lavoro povero. I salari in due anni hanno perso il 15 per cento del potere d'acquisto. Le retribuzioni povere riguardano ormai il 13 per cento della forza lavoro e le famiglie in povertà sono il 22 per cento del totale. E il governo si vanta di aver cancellato il reddito di cittadinanza e di aver reintrodotto i voucher; prende in giro chi si batte in Parlamento per il salario minimo legale e precetta i lavoratori che scioperano. Qualcuno ha per caso sentito parlare in televisione delle manifestazioni dei pensionati? Su Tele-Meloni (Rai e Mediaset) non è stata spesa neanche una parola. I sindacati riempiono le piazze per far sentire la voce dei tanti dimenticati dalla Finanziaria. E invece di ascoltare le loro richieste, il governo che fa? Silenzia la protesta.
Il nodo sanità. Ma l'operazione che grida vendetta - da consumarsi preferibilmente alle prossime elezioni europee - riguarda la salute. Si dice che sono stati stanziati tre miliardi in più per la sanità. La presidente del Consiglio fa notare che questo è il valore più alto mai raggiunto in Italia. Ma non dice che con i 136 miliardi del 2024 non si comprano le cose che si compravano nel 2019 con 116 miliardi. Per Meloni l'inflazione non esiste. Si vede che lei non va a fare la spesa. Altrimenti capirebbe che la spesa sanitaria nel 2024 scende, in termini reali, cioè di potere d'acquisto, dell'1,5 per cento. E che questo taglio segue quello del 2,7 per cento operato dal suo stesso governo l'anno prima. Per un ammanco totale di cinque-sei miliardi in due anni. E poi si viene a sapere che i medici lasciano il settore pubblico per andare in quello privato, che gli infermieri sono sempre di meno, e che un anziano su quattro, come ha scoperto il Sole 24 Ore, non si cura più.
PRIMO PIANO
di Giorgio Nardinocchi.