Liberetà - L'inchiesta del mese: Giustizia Climatica
In due anni hanno portato in piazza milioni di persone di mezzo mondo. Ragazze e ragazzi accomunati da una preoccupazione: il cambiamento climatico che scioglie i ghiacciai, inonda le città, incendia le foreste, rischia di rendere inabitabile una porzione del pianeta in cui vivono un miliardo e mezzo di persone (compresi noi). Poi è arrivato il coronavirus. E tutto è passato in secondo piano. La loro voce si è spostata su internet. Ma non è la stessa cosa. Vogliamo rivederli presto nelle piazze questi giovani. Insieme, noi e loro, possiamo riaccendere la scintilla della partecipazione senza la quale la democrazia può infilarsi in un tunnel dagli sbocchi imprevedibili.
IL NOSTRO DEBITO
CON LE NUOVE GENERAZIONI
La paura del virus ha messo in secondo piano lo shock climatico, e molte altre questioni. La voce dei diritti si è spostata dalle piazze ai social. Ma non è la stessa cosa. Se le ragazze e i ragazzi dei Venerdì per il futuro torneranno protagonisti, potrebbero riaccendere una speranza che va oltre la difesa dell'ambiente. L'assenza di impegno civile in momenti come questo può avere conseguenze nefaste. A tutto vantaggio di una destra da sempre nemica dell'ambiente e dei diritti.
Pressione politica. Greta Thunberg, la ragazzina svedese che ha dato nuovo slancio all'attivismo climatico, in occasione della Giornata della Terra del 22 aprile, davanti ai leader di tutto il mondo collegati in teleconferenza, ci ha in qualche modo rassicurati: «Non sono pronta ad arrendermi – ha detto - La mia generazione non mollerà senza combattere».
Sergio Mattarella: «Abbiamo un debito con i giovani, che non é solo finanziario, ma si esprime nel riconoscimento del loro ruolo nel disegnare il futuro».
Dobbiamo essere riconoscenti a lei e ai tanti giovani che si sono inventati gli scioperi globali per il clima. Li dobbiamo ringraziare non solo per la tenacia con la quale conducono una battaglia che riguarda tutti. Ma anche per aver dato all’ecologismo una proiezione politica globale. Loro per primi ci hanno fatto capire che non basta riciclare, andare in bici, usare le borracce, ma bisogna usare l’arma della pressione politica su chi ha il potere di dettare nuove regole al capitalismo.
Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha riconosciuto il debito che abbiamo verso questi ragazzi «che non è soltanto un debito finanziario - ha spiegato il presidente - è il debito che si esprime nel riconoscimento del loro ruolo nel disegnare con puntualità e in maniera adeguata il futuro.»
Giustizia climatica e sociale. Questi giovani hanno fatto propria la lezione di Chico Mendes, il sindacalista assassinato nel 1988 dai distruttori della foresta amazzonica, secondo il quale l'ecologia senza lotta di classe è puro giardinaggio. Dai messaggi che si scambino via social si capisce perché la giustizia climatica faccia il paio con Ia giustizia sociale. La rivista Elle ha raccolto alcune loro voci che spiegano come il surriscaldamento globale provocato dall’anidride carbonica prodotta dai combustibili fossili , non sia il prodotto di una maledizione naturale, ma la diretta conseguenza del liberismo economico. Mikaelle Farias, 19 anni , brasiliana, spiega: «Ciò che accade oggi non riguarda solo il clima, ma il nostro presente e il futuro». E Bianca Castro, 19 anni, dal Portogallo, aggiunge: «C’è bisogno di un’economia e di una politica che abbiano come priorità la vita, non il profitto».
L'allarme della scienza. . I dati che arrivano dalle missioni spaziali dimostrano che il clima sta peggiorando. Non è una novità nella storia del nostro pianeta. Il clima è stato sempre mutevole e ciclico. Ma questa volta e diverso: il responsabile del cambiamento e l’uomo. Le temperature medie sono le più alte da centinaia di anni e i mutamenti stanno avvenendo a ritmi molto più veloci che in passato. L’anidride carbonica aumenta annualmente dell’1,1 per cento. I ghiacciai si stanno sciogliendo. E gli effetti sono sotto i nostri occhi. Il 2020 è stato l’anno più caldo in assoluto dal 1850. «Se continua così — avverte Johan Rockstrom, direttore del Potsdam Institute — il punto di non ritorno lo raggiungeremo quando la Terra invece di raffreddarsi comincerà ad autoriscaldarsi. A quel punto non potremo più tornare indietro». «Bisogna fare in fretta — avverte il botanico Stefano Mancuso - altrimenti si rischia che una porzione del mondo in cui abitano un miliardo e mezzo di persone diventi inabitabile».
Jane Fonda quando è stata arrestata per la terza volta a New York; «Ho capito che dovevo fare qualcosa ascoltando Greta Thunberg accusare i potenti della Terra di averle rubato il futuro. Allora mi sono chiesta cosa potevo fare per loro»
La battaglia sull’informazione. L’informazione gioca un ruolo decisivo nella battaglia per il clima.
Stella Levantesi, giomalista di Wired, in un libro inchiesta dal titolo I bugiardi del clima (Laterza) ha denunciato il ruolo del1’industria dell’energia fossile
(petro1io, carbone, gas, legname) «nel ritardare e ostacolare qualsiasi politica ambientale mettendo in atto una campagna sistematica di disinformazione per
evitare qualsiasi regolamentazione del proprio settore».
I primi ad essere consapevoli del ruolo del l'informazione sono i giovani. La stessa Greta Thunberg, nel messaggio inviato a Biden e agli altri leader mondiali, ha puntato il dito sul divario di consapevolezza che ancora impedisce alle questioni ambientali di fare breccia sui governi: «L’opinione pubblica è ciò che muove una società libera. - ha detto l'attivista svedese - Se vogliamo un cambiamento dobbiamo fare opera di sensibilizzazione e rendere possibile ciò che sembra impossibile».
Alleanza per il futuro. Lo scrittore Erri De Luca, più che settantenne, si è posto il dilemma di come poter dare una mano ai giovani impegnati nella battaglia per il clima, anche se «spetta alla gioventù nascente la coniugazione del futuro prossimo e anteriore». L’ attrice americana Jane Fonda, più che ottantenne, si è fatta addirittura arrestare tre volte per dare, con la sua popolarità più visibilità alle lotte giovanili. Perfino il papa si è schierato al fianco dei giovani ambientalisti. Era una sera piovigginosa quella del 27 marzo 2020. Davanti ai nostri occhi avevamo ancora il corteo dei camion militari che ponavano via le bare dei morti di Covid a Bergamo. Davanti a una piazza San Pietro per la prima volta deserta, papa Francesco proferì una verità scomoda a molti «Abbiamo proseguito imperterriti pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato». Con quelle parole il papa ha indicato il ponte che può unire le generazioni e diventare l’autostrada diretta verso un futuro migliore. Se la percorreremo insieme andremo lontano.
Articolo di Giorgio Nardinocchi. "Insieme per salvare il pianeta", pubblicato su Libereta di luglio 2021.