Una legge di civiltà.
Sono quasi un milione i ragazzi nati nel nostro paese da genitori stranieri. Frequentano le scuole, sono amici dei nostri figli ma non vengono considerati cittadini come noi. Perché abbiamo così tanta paura di loro?
Marco ha quattordici anni, occhi a mandorla e uno spiccato accento romano.
Alessia Korotkova, 19 anni, nata in Siberia, è cresciuta e vive a Reggio Emilia
Il caso di Alessia Korotkova, campionessa di taekwondo, è lampante, paradossale e, purtroppo, deprimente: 19 anni, di cui 16 vissuti in Italia, continua a vincere ma rischia di farlo in futuro per la Russia. Perché la reggiana, perché tale lei si considera, seppur nata a Krasnoyarsk (in Siberia), è cresciuta, vive, studia e fa sport in Italia. Paese che considera il suo. E con il podio appena conquistato a Plovdiv (Bulgaria), Alessia si è guadagnata il diritto di partecipare ai prossimi europei under 21 (a novembre a Varsavia): il problema è che con la procedura per ottenere cittadinanza e passaporto ancora bloccata in Prefettura a Reggio Emilia, l’Italia rischia di dover cedere alla Russia un'atleta di grandissima prospettiva. Perché, Italia, o no, la Korotkova agli europei vuole andare.
I suoi genitori gestiscono un ristorante cinese ma lui di cinese, a parte l'aspetto, non ha proprio nulla. Pechino, dov'è nato suo padre, è un punto del mappamondo appoggiato su una mensola della sua cameretta, utile al ripasso della lezione di geografia del giorno dopo.
«Non ci sono mai stato e, se te la devo dire tutta, non è che sia così curioso di andarci. Preferisco fare un viaggio a Londra o Barcellona». Marco è uno dei tanti. Apolidi, invisibili, fantasmi, indesiderati, chiamiamoli come volete ma non “cittadini” perché per la legge italiana cittadini non sono. Eppure, nella scorsa legislatura, sembrava cosa fatta.
Dopo l'approvazione alla Camera, mancava solo l’ultimo passaggio al Senato. Andato puntualmente a vuoto. E così siamo a ricominciare l'ennesimo gioco dell'oca, sulla pelle di questi ragazzi.
Secondo l’ultimo “Rapporto Immigrazione” di Caritas italiana, Conferenza episcopale italiana e Fondazione Migrantes nell'anno scolastico 20l7/2018 gli alunni stranieri erano 841.719 (9,7 per cento della popolazione scolastica totale). I dati attestano, inoltre, che ben il 63,1 per cento degli alunni stranieri (con cittadinanza non italiana) in realtà è nato in Italia (circa 307.000). In particolare, il settore della scuola primaria è ancora quello che registra il maggior numero di alunni con documento non italiano, ma nati qui. Secondo il rapporto, mentre si registra un aumento di bambini stranieri nella scuola primaria, in quella dell’infanzia c’è una flessione: questo anche a causa della crisi economica, che ha portato molte famiglie immigrate in Italia a spostarsi verso i paesi del Nord Europa o a fare ritorno al paese d'origine.
Facciamo chiarezza. Molto spesso, quando si affronta questo delicato e importante argomento, la confusione regna sovrana. O, peggio, ci si infila certa politica per speculare e alimentare paure.
Proviamo allora a capire di cosa stiamo parlando. Lo ius soli, dal latino “diritto del suolo”, è un’espressione giuridica che intende l’acquisizione della cittadinanza come conseguenza del fatto di essere nati sul territorio di un dato paese, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Lo ius sanguinis (“diritto del sangue”) indica invece la trasmissione della cittadinanzaal genitore alla prole (ad esempio, il figlio di un italiano è italiano). E infine c”è lo ius culturae secondo cui può ottenere la cittadinanza il minore straniero nato in Italia o arrivato entro il dodicesimo anno di età, purché abbia frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli di studio o seguito percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali per conseguire una qualifica professionale. Ed è quest’ultima fattispecie che potrebbe entrare nel nostro ordinamento. Condizionale d'obbligo perché le prime timide aperture della maggioranza sono state già depotenziate dalla maggioranza stessa. I motivi? Elettoralistici. La vulgata dice che una riforma della cittadinanza presterebbe il fianco alle barbare crociate di Salvini. E se anche fosse? Quale migliore occasione per far capire, finalmente, la differenza tra sinistra e destra.