BPCO
Fiato corto
di Stefano Borelli
Tre milioni di persone. Tanti sono in Italia coloro che soffrono di broncopneumopatia cronica ostruttiva. Tosse, catarro, difficoltà a respirare, frequenti bronchiti sono i sintomi con i quali si manifesta. I danni sono irreversibili, quindi è meglio non sottovalutarla.
La broncopneumopatia cronica ostruttiva, anche nota come Bpco, è una malattia respiratoria che interessa polmoni e i bronchi e colpisce milioni di italiani. E una condizione i cui danni sono irreversibili, anche se i sintomi possono essere controllati da un’adeguata terapia. Ne parliamo con lo pneumologo Alfredo Sebastiani, già direttore dell'unità operativa del day hospital pneumologico dell'azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma.
«La Bpco è una malattia polmonare causata da disturbi respiratori cronici. Tra questi la difficoltà di respirare a riposo mentre si svolge attività fisica, una tosse con presenza di espettorato o anche una tosse secca. A provocarla è un'anomalia dei bronchi e dei bronchioli, che può essere associata o meno a un danno cronico del tessuto polmonare, soprattutto degli alveoli che sono le zone dove avviene il ricambio dell'ossigeno. Il risultato è, appunto, un'ostruzione cronica delle vie aeree da cui deriva il suo nome».
«E relativamente semplice e può essere effettuata dal medico di medicina generale, anche se per la verifica finale è bene ricorrere a uno pneumologo, specialista di malattie respiratorie.
L'esame principale si fa con uno spirometro, che analizza il respiro attraverso una serie di manovre effettuate nel paziente a riposo e sotto sforzo, utilizzando un boccaglio. Tramite un computer, l'apparecchio analizza i flussi aerei e i volumi dei gas, misurando l’ostruzione bronchiale. In questo modo il medico può valutare se i parametri relativi alla capacità respiratoria del paziente sono in linea con la sua età, il sesso, il peso e l'altezza. Una Bpco con valori della capacità media del respiro al 70 per cento di quella normale è considerata un'alterazione lieve; tra il 30 e il 50 per cento l'alterazione è grave; se è al di sotto del 30 per cento siamo in presenza di una Bpco molto grave».
«In pazienti che insieme alla Bpco hanno un enfisema, cioè una degenerazione degli alveoli del tessuto più nobile del polmone, la diagnosi si fa con una Tac. Un altro esame che valuta il dosaggio dell’ossigeno nel sangue è l'emogas-analisi e si effettua nei pazienti con Bpco più grave. Nei casi in cui l'origine della patologia risulta genetica si può ricorrere agli esami del Dna».
«La terapia consiste nell'assunzione di farmaci tramite inalazione per tutta la vita, come avviene per tante malattie croniche come il diabete e l'ipertensione arteriosa. Esistono studi consolidati che dimostrano che effettuare una terapia inalatoria con broncodilatatori o con cortisonici in modo continuativo riduce la mortalità e la progressione della malattia e assicura anni di vita con una buona qualità. Nonostante ciò, in Italia tre quarti dei pazienti abbandonano la terapia o non la ritengono importante».
«Le influenze stagionali e le polmoniti sono molto pericolose per i pazienti con Bpco, perché provocano un brusco peggioramento dei sintomi che richiedono l'intervento con antibiotici cortisonici e a volte con il ricovero Le vaccinazioni, come quella antinfluenzale, ma anche quelle contro lo pneumococco e il virus respiratorio sinciziale permettono di prevenire queste situazioni. Importante è anche il monitoraggio perché la progressione del danno polmonare in alcuni pazienti è molto veloce per cui vanno seguiti in maniera stringente e dettagliata».
«Sì, è un altro aspetto della cura A causa dei sintomi della Bpco malati in età avanzata si muovono sempre meno e hanno un indebolimento generale della muscolatura non solo dell'apparato respiratorio, ma anche delle gambe e delle braccia con il rischio di andare verso una progressiva invalidità Per contrastare il processo e ridurre i sintomi della Bpco alcune tecniche di riabilitazione respiratoria e di ginnastica sono molto efficaci»