Negli ultimi anni, pur con distinguo significativi, i mesi della predisposizione della manovra di bilancio sono accompagnati da mobilitazioni, scioperi, proteste. Una consuetudine da alcuni ritenuta scontata, in realtà assolutamente necessaria.
Le mobilitazioni di autunno potrebbero apparire quasi come una consuetudine scontata ancorché necessaria. Negli ultimi anni, pur con distinguo significativi, i mesi della predisposizione della manovra di bilancio sono accompagnati da mobilitazioni, scioperi, proteste.
Da molto tempo siamo in presenza di scelte politiche incapaci di affrontare le crescenti disuguaglianze (di reddito, di opportunità); l’arretramento del welfare e dei diritti di cittadinanza, penalizzati dallo svilimento del ruolo pubblico e da continui tagli a sanità, istruzione e spesa sociale; l’assenza di politiche industriali; l’aumento della povertà; l’attacco al lavoro, sempre più precario e incapace di garantire benessere ed emancipazione a larghe fasce di popolazione.
Da molto tempo il fisco grava sempre di più su lavoratori e pensionati, e le pensioni – oggetto di un’incessante propaganda politica – sono in realtà usate per fare cassa. Vedremo se le promesse del ministro Giorgetti di non toccare il sistema di indicizzazione delle pensioni saranno mantenute, di certo non ci restituiranno i quasi cento miliardi sottratti in questi anni al potere d’acquisto dei pensionati. Ma le mobilitazioni si inseriscono in un contesto ancora più preoccupante. Innanzitutto, per ciò che accade nel mondo, che continua a precipitare dentro conflitti ai quali rischiamo di assuefarci. Non possiamo, non dobbiamo stancarci di chiedere la pace, di praticarla, di rivendicarla come primo impegno di una politica che nella corsa agli armamenti pare aver perso la sua umanità.
E poi le politiche della destra. Una destra che mostra difficoltà e ha certamente un calo di consenso nel paese ma accentua e accelera un disegno lucido di stravolgimento dei princìpi della Costituzione. Una destra che con l’autonomia differenziata punta a dividere ancora di più il paese, taglia il sistema pubblico per favorire il privato, premia gli evasori, criminalizza e punisce il dissenso, privatizza gli asset strategici e continua a non offrire soluzioni concrete al lavoro, alla non autosufficienza, ai salari, alle pensioni. Saremo nelle piazze, faremo assemblee, per difendere il potere d’acquisto di chi rappresentiamo e i valori democratici nei quali crediamo. Saremo nelle piazze per la pace, insieme ai lavoratori che rivendicano i contratti e ai giovani che rivendicano un futuro. Saremo nelle piazze perché in gioco c’è molto di più di una legge di bilancio.
LIBERETÀ NOVEMBRE 2024